NAZARENO BIONDO

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Nazareno Biondo (Torino 1985) compie la sua formazione artistica presso l’Accademia Albertina di Belle Arti. Dal 2008 partecipa ad alcuni simposi di scultura nazionali ed internazionali, in Italia ed all’estero, vince alcuni premi e concorsi e realizza alcuni monumenti. Nel 2012 inaugura il suo laboratorio, ove dal marmo, materia e matrice delle sue sculture, fa emergere oggetti del quotidiano in una ricerca di perfezione formale e rielaborazione concettuale.
Esaltazione nostalgica di una bellezza che appare in tutta la sua magnifica popolare decadenza, senza voluttuosità estetica a velare le menti. In Nazareno Biondo il marmo diventa riflessione sul tempo e sul concetto di abbandono, traendo ispirazione tanto da prodotti di uso comune, quanto dalle icone consumistiche del nostro tempo soggette alle loro inderogabili leggi.Riflessioni.
La sensibilità di un artista viene spesso condizionata e travolta da tutto ciò che lo circonda.
I vizi, i consumi e gli sprechi della società contemporanea si riflettono molto nei soggetti che raffiguro.
Oggetti di uso comune, scarti del quotidiano come mozziconi di sigaretta o lattine schiacciate, rappresentati in grandi dimensioni, sono resi eterni dal materiale nobile in cui vengono scolpiti, il marmo di Carrara.
I miei lavori sono la metafora di uno stato d’animo collettivo, rappresentano una sensazione comune diffusa tra gli individui della società contemporanea, ovvero il sentirsi usati, per precisi scopi, per poi esser scartati e abbandonati.
Da un blocco di marmo bianco di 15 tonnellate, tra scalpello e dischi diamantati, sto intagliando una vecchia FIAT 500, per me il simbolo di un luogo e soprattutto di un tempo in cui il destino della mia generazione si poteva ancora scegliere.
I segni degli anni trascorsi saranno ben visibili, come testimonianza dei sacrifici compiuti in quei tempi dai nostri cari e che continuano a ripetersi nel tempo, generazione dopo generazione.
L’opera risulterà cava al suo interno, togliendo una portiera entrerò dentro il blocco per svuotarla da tutti i suoi valori.
Se bisogna riuscire a comunicare qualcosa attraverso l’arte, e più precisamente attraverso la scultura, allora scelgo, con occhio critico, di sottolineare quanto sia importante abbandonare la cultura dello spreco in favore a quella del riutilizzo ed è per questo motivo che uso gli scarti delle grandi sculture per ricavare la rappresentazione di beni di lusso come mazzette e lingotti.
La riflessione sulla quotidianità e sulla cultura di massa occidentale è una costante imprescindibile delle mie opere. Nulla nel mio lavoro, come nel mondo in cui viviamo, dovrebbe esser sprecato.

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